SS16, spettacolo teatrale
Osimo (AN) | Teatro la Nuova Fenice
Venerdì 21 Novembre 2025, ore 21:30
BIGLIETTERIA
Teatro la Nuova Fenice, piazza Guglielmo Marconi 6, Osimo AN
https://maps.app.goo.gl/1ncMSc2JE8tZonWu8
19 e 20 novembre: dalle 17:00 alle 20:00
21 novembre: dalle 18:00 fino all'inizio dello spettacolo
Costo del biglietto: 7 €
(solo biglietteria fisica)
SS16
uno spettacolo di e con Debora “Binju” Binci
regia e drammaturgia Debora “Binju” Binci e Andrea Fazzini
cura dello spazio Yesenia Trobbiani Speroni
cura del suono Cecilia Stacchiotti e Roberto Salvati
movimento scenico e sostegno alla mise en scène Antonella Boccadamo
voce fuori campo Ennia Pennacchioni
direzione tecnica Roberto Salvati
immagine manifesto Marco Smacchia
coproduzione Teatro Rebis e Teatro dei Mignoli
in collaborazione con AMAT e Comune di Pesaro per RAM – Residenze Artistiche Marchigiane, progetto promosso da MiC e Regione Marche
con il sostegno residenziale di Nottenera. Comunità_Linguaggi_Territorio (AN)
e di Valle Gaudia (PU), Sementerie Artistiche (BO), Rassegna Eufemia | Spazio MET Cantieri Meticci (BO), Museo Città di Cannara (PG), Stagione Agorà | Teatro Casa del Popolo di Castello d'Argile (BO), Spazio Nassau (BO), c.s.a. Sisma (MC), Teatro delle Ariette (BO), Teatro Laura Betti (BO), spazio Echo (BO).
- spettacolo finalista a Premio Scenario 2023 -
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Chi percorre lunghi tragitti su ruote, chi consulta le mappe oppure legge ancora gli stradari, sa che la SS16 è la strada statale più lunga d'Italia: collega Padova a Otranto, da Nord a Sud corre parallela al mare Adriatico. Per chi invece su questa statale abita, e raramente sposta il proprio punto di vista, la SS16 è la “nazionale” che circoscrive il perimetro del suo microcosmo: la percezione è quella di una strada familiare e lunga pochi chilometri, che tutto contiene. Questione di sguardi.
SS16 è uno spettacolo che dipinge la marginalità della provincia marchigiana: un frammento di mondo residuale e dimenticato, disgraziato ma fortemente attaccato alla vita, che tanto ha di peculiare quanto di universale e ascrivibile a qualunque esistenza fuori dai centri.
Un road trip ipnotico tra i paesaggi e i ricordi dell'autrice e attrice Debora Binci, marchigiana transfuga giovanissima dalla Provincia, che con nostalgia si riavvicina al proprio territorio di origine, ritrovando chi quelle zone non è mai riuscito a lasciarlo, chi non ha mai guardato alla possibilità di farlo, e chi – come nel caso del poeta Franco Scataglini – è riuscito a restare mantenendo uno sguardo incorrotto, arrivando a poter descrivere il sublime che si nasconde dietro gli angoli più impensabili.
Ripercorrendo la sua vita a partire dall'infanzia ed evocando di volta in volta luoghi e paesaggi, emergeranno vari personaggi: derelitti, marci, e tremendamente attaccati alla vita. Sono i volti della Provincia, peculiari e archetipici allo stesso tempo, un territorio che per estensione rappresenta la parte maggioritaria del nostro Paese, e che ciononostante resta troppo spesso inespressa - se non per luoghi comuni.
Tutto il racconto si svolge in una crescente tensione all'allontanamento, mano a mano che ci si addentra, la repulsione cresce assieme alla voglia di andarsene. “Nelle Marche il sabato sera non si esce, si scappa. Veramente, si dice così, ci sarà un motivo”, inizierà così una rocambolesca fuga, sballottata dalla voglia di salutare tutto e tutti prima di dire addio.
La scena si presenta spoglia, con un grande cubo composto da mattoncini Lego e un registratore a bobine, dal quale emergeranno voci, musiche, ambienti, come i vecchi nastri più volte sovrascritti, fino a creare una sorta di compilation dadaista, da Caterina Caselli alla Tekno old school. Come se quella bobina avvolgesse il nastro della memoria della protagonista, con le deformità e le metamorfosi che il tempo applica ai ricordi più reconditi e più radicati.
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